Giovedì 25 marzo 2021, si è svolto il primo Policy Lab “Rigenerare le politiche pubbliche a partire dalle comunità locali” nell’ambito del progetto “Top Metro Fa Bene”, promosso da Città Metropolitana di Torino in partnership con S-nodi. Dedicato a “Disegnare gli scenari”, è stato il primo di quattro appuntamenti che coinvolgeranno Enti e partner partecipanti al progetto, in un momento di lavoro e collaborazione tra stakeholder diversi, per abilitare a costruire strumenti di innovazione nelle politiche pubbliche, per le politiche di inclusione e coesione.

L’obiettivo dei Policy Lab e i temi di riflessione

“È nostro obiettivo produrre risultati che siano veramente significativi per le persone e per i territori – ha introdotto Tiziana Ciampolini, Amministratrice di S-nodi – Arriviamo da esperienze di progettazione locale, ma sempre più ci viene chiesta la capacità di lavorare con una logica multilivello, di coinvolgere una pluralità di attori, che a vario titolo influenzano il processo decisionale. E in questo senso sempre di più le decisioni che prendiamo devono essere orientate al risultato, avvicinarsi ai cittadini e trasversalmente attraversare più spazi di policy e più spazi di più aree problematiche, guardando agli obiettivi con una prospettiva sistemica. Oggi allargheremo la maglia degli stakeholder per creare un network caratterizzato da rapporti di fiducia e di collaborazione per la coproduzione e coprogettazione di beni e servizi indispensabili per il territorio.
“Per cambiare processi, approcci e competenze ci vuole molto tempo, ma ci vogliono soprattutto buoni processi di rafforzamento delle reti locali. E vorremmo quindi porre l’attenzione sulle questioni metodologiche, quali sono i desideri le aspettative e i bisogni che i territori hanno”.

Le leve istituzionali

“Parliamo di processi di innovazione sociale, processi di cambiamento che riguardano una comunità, in cui la parola economico e la parola sociale non sono separate – ha esordito nel suo intervento Elena Di Bella in apertura del momento di restituzione – Sono processi che innescano economia di prossimità, in cui il welfare di comunità è collegato al benessere economico. Questa è una visione innovativa. E per farlo serve fare “leva”, per prima cosa, sul valore, un valore “anche” economico, e sull’accreditare e rendere desiderabile l’investimento. In secondo luogo, sul rafforzare e costruire di ecosistemi, una rete di attori pubblici e privati, per un protagonismo del “noi” tra realtà comunitarie e far incontrare le realtà. In terzo luogo, indicare visioni condivise e spostare e indirizzare risorse verso l’innovazione sociale. Infine, la leva dell’accompagnamento e l’incubazione delle buone pratiche dei cinque progetti, svolto soprattutto da S-nodi. Questo è un processo che richiede tempo, competenze, formazione. Serve poi definire le metriche per la valutazione, la capitalizzazione delle pratiche e il trasferimento delle stesse e infine definire le politiche di supporto e regolamentazione”.

La restituzione del lavoro a gruppi

50 i rappresentanti degli enti del terzo settore, gli amministratori locali, i tecnici di Comuni e di Città Metropolitana, rappresentanti di associazioni di categoria dei territori di Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Venaria Reale che hanno preso parte al primo policy lab e che con il contributo di facilitatori e facilitatrici dello staff S-nodi hanno lavorato in gruppi di lavoro per rispondere a due domande guida della riflessione. Quattro gruppi eterogenei di attori dei territori che hanno portato la propria esperienza e il proprio vissuto e riflettuto su due domande:
  • Quali strumenti/metodi/leggi/pratiche favoriscono la collaborazione tra pubblico, privato e comunità locale per lo sviluppo dei territori?
  • Cosa funziona e cosa non funziona nei percorsi di co-progettazione e di accompagnamento che avete vissuto?
Alessia Zabatino ha facilitato il lavoro del gruppo composto principalmente da rappresentanti della pubblica amministrazione e di persone impegnate dentro l’università.
“La forma di collaborazione più vissuta è quella della co-progettazione dei piani di sviluppo. A fare da cornice c’è un nuovo paradigma che sta prendendo piede e che è quello della prossimità, ossia stare sui territori, uscire dagli uffici, capire i bisogni dei territori e incontrare le persone. Dalle esperienze della co-progettazione sono emersi alcuni temi:
  • le competenze: le PA spesso non hanno all’interno le competenze adeguate e quindi coinvolgono risorse dall’esterno. Un obiettivo emerso è quello di far in modo che le competenze dopo questi processi “restino all’interno” della PA, per creare servizi durature.
  • i tempi lunghi della co-progettazione che hanno portato a riflettere sulla possibilità di fare co-progettazioni più brevi?
  • la leadership, nel caso di coinvolgimento di più attori
  • la relazione tra le scale territoriali, più piccole o più grandi, e gli strumenti più efficaci da utilizzare”.
 
Carlo Andorlini ha invece facilitato il gruppo composto da operatori degli enti del terzo settore
“Siamo partiti con una suggestione che è quella di immaginare percorsi di co-progettazione beneficiando dell’articolo 55, non è l’unica via, ma ci è sembrato un orizzonte interessante. Si è riflettuto su due punti: il primo la conoscenza reciproca e specifica come leva per la collaborazione e la progettazione di un territorio per capire gli orizzonti politici e strategici di ogni soggetto, il secondo, verificare elementi nuovi o esistenti e nodi da sciogliere che spesso già esistenti potrebbero essere utili nella co-progettazione. e cambiare il termine “rete” con “alleanza”. È poi emerso il tema dei tempi di co-progettazione che possano essere sostenibili, produttivi e corrispondenza con la sostenibilità dell’attore del terzo settore”.
 
Daniele Vico ha accompagnato il gruppo composto principalmente da rappresentanti della Pubblica Amministrazione.
“I temi e strumenti emersi sono essenzialmente sei: Il tempo, sia in termini di risorse umane, che di ore dedicabile ai processi e si collega alla dispersione dei progetti sul territorio e le amministrazioni, pur nel loro ruolo sistemico si trovano in difficoltà a tenere traccia di tutte le attività. La concertazione del lavoro è emersa in  modo consistente nel gruppo, sia in termini di metodi comuni, che di regia, che può essere anche una potenzialità: serve una regia chiara tra i vari livelli, dal micro al macro. In questo gioca un ruolo importante la presenza sia di enti che possano fare da regia, sia di enti intermedi per un ruolo più amministrativo. Il tema della prossimità è tornato anche nel nostro gruppo. Infine, è stata sottolineata la tempistica dei bandi, in cui la progettazione è svolta su scenari che al momento dell’implementazione potrebbero essere modificati”.
 
Elena Di Bella ha coordinato un gruppo di lavoro anch’esso composto principalmente da rappresentanti della Pubblica Amministrazione.
“Un primo elemento emerso è quello di utilizzo degli strumenti previsti dalla normativa, un secondo quello delle occasioni di confronto e di condivisione degli obiettivi. Serve quindi imparare a lavorare praticando e l’importanza della formazione della pubblica amministrazione. È emersa anche la difficoltà di far parlare da un lato l’innovazione dei processi, dall’altro le regole esistenti nella PA. I tempi medio lunghi sono necessari, anche se apparentemente un tema critico, così come la necessità di conoscersi tra pubblico e privato. ma anche l’aspetto del protagonismo del terzo settore e del privato, che fatica a identificarsi in un “noi” che co-progetta.”

I cinque temi da discutere insieme

I temi principali che sono quindi emersi in modo trasversali in molti gruppi di discussione e in modo trasversale tra i partecipanti pur nella loro diversità di ruoli e funzioni, possono essere riassunti in cinque punti e visualizzabili in una mappa disponibile a questo link.

1 / il paradigma della prossimità
2 / la valorizzazione dell’impresa sociale
3 / il tempo della co-progettazione
4 / l’innovazione di processo all’interno della Pubblica Amministrazione
5 / la formazione nella PA e lo sviluppo di competenze 

I commenti degli esperti

Preziosi sono stati i contributi in risposta alle sollecitazioni dei partecipanti di Fabrizio Barca, Coordinatore del Forum Diseguaglianze e Diversità, di Carlo Anselmi, Direttore Area Coesione Sociale Consorzio Ovest Solidale, di Mario Lupo, Dirigente del Dipartimento Sviluppo economico di Città Metropolitana di Torino, di Marzia Sica, Responsabile Obiettivo Persone di Fondazione Compagnia di San Paolo, di Carlo Chiama, Direttore di Confesercenti di Torino e Provincia e di Pierluigi Dovis, Direttore Ufficio Diocesano Caritas Torino, che riassumiamo qui di seguito.

Fabrizio Barca

Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità

L’importanza della condivisione delle tecniche e delle pratiche

“L’importanza della sistematizzazione della co-progettazione e di portarla a sistema: è importante che le tecniche e le pratiche vadano commisurate alla scala territoriale, vengano apprese praticando, si sedimentino e i modi di sedimentazione non sono una legge, ma sono la pratica della legge. Dalla Commissione sul dibattito pubblico, non dovrebbe arrivare un’ennesima legge, ma l’indicazione di pratiche, un vademecum. E su questo il lavoro di Città Metropolitana può essere utile alla Commissione. Servirebbe rendere le pratiche disponibili facilmente, continuiamo a non costruire un “repository”, in cui si possa andare a capire tutte le precedenti esperienze e anche mettersi in contatto con la persona che ha avuto quell’esperienza e questo si chiama sedimentazione di un insieme di prassi e di relazioni umane, il nome della persona o del Sindaco, e che non è una norma. Molto spesso non raccontiamo i nostri errori come amministratori per creare conoscenze anche a cavallo dei territori”.

Mario Lupo

Un piano orientato al territorio e partecipato

“Dal territorio è emersa una domanda sociale dal processo di condivisione: il tema della condivisione diffusa. molta parte del nostro territorio vive un disagio, una differenza forte sulla connettività alla rete, che si è visto in maniera evidente in questa fase dove abbiamo necessità di telelavoro e didattica a distanza. su questo scontiamo un ritardo grave del piano nazionale per la banda larga, che sconta 2/3 anni di ritardo che sono molto sentite dai territori. Secondo tema l’accesso alla natura, la facilità di spostamento, l’accesso alla formazione, il diritto all’abitare e al benessere. Su questi bisogni forti, abbiamo cercato di costruire il nostro piano strategico” 

Marzia Sica

L’importanza della prossimità come leva del cambiamento

“La questione della prossimità risulta una delle leve del cambiamento e la voglio guardare soprattutto rispetto alle diseguaglianze accresciute e al contrasto alla povertà e anche più in generale la promozione del valore pubblico, come citato anche da Elena Di Bella, che deve essere da un parte sociale e dall’altra parte economico. Ho guardato con grande interesse i vari posizionamenti rispetto alla prossimità emersi nei gruppi di lavoro emersi nella prima fase. Un ente pubblico che esce dal suo ruolo abituale per rispondere agli obiettivi e far diventare il suo ruolo più prossimo. Gli enti del terzo settore che agiscono su scala locale e di prossimità per rispondere a bisogno sociali in questo momento emergenti. La pandemia ci ha fatto cambiare il modo di vedere la prossimità. Gli altri enti della società civile, e tra questi anche le fondazioni di origine bancaria e soggetti filantropici, che si assumono responsabilità diffuse e cercano un proprio posizionamento per dare una risposta di contrasto alle diseguaglianze, di contrasto alla povertà e di promozione del valore pubblico, economico e sociale. E vorrei aggiungere anche di considerare il ruolo sempre più importante di singoli cittadini che sempre più hanno un ruolo doppio: di destinatari e di protagonisti”.

Carlo Chiama

Tre elementi di valore del commercio locale

“Quando incontro gli imprenditori dei nostri settori, che sono tutti piccole o micro realtà del commercio, del turismo, del food, della ristorazione, ricordo loro sempre che hanno tre asset, tre elementi di valore che anche i loro grandi competitor cercando di copiare ma che non hanno. Primo, il radicamento territoriale, sono fisicamente insediati nel territorio, spesso in luoghi strategici. Secondo, hanno un rapporto di fiducia con la clientela, con le persone e quindi la prossimità è fisica e di relazione sociale. Terzo, hanno una propensione intrinseca alla dimensione del servizio alla sopravvivenza del commercio di prossimità. Si tratta di 75mila imprese e 250mila lavoratori, queste imprese quindi potrebbero offrire un valore aggiunto molto superiore di ricaduta sociale sul territorio, se si riuscisse a valorizzare maggiormente la loro funzione sociale che è intrinseca”.

Pier Luigi Dovis

Creare sistemi veramente policentrici

“Mi pare che serva una visione di sistema policentrico e non solo una visione di sistema. In questo policentrismo ci stanno tutte le diversità, ma ci sta anche la capacità di creare di microreti all’interno della rete più grande che all’interno di territori più particolari come ad esempio la nostra Città Metropolitana sono essenziali, perché senza questi elementi di mediazione, il rischio è quello di nuovo di usare termini esclusivi – nel senso che escludono – e di lavorare più che nell’ottica di una città metropolitana aumentata, una città di Torino che si allunga sul resto del territorio”. 

Carlo Anselmi

Gli stakeholder devono essere eterocentrati

“Dobbiamo entrare in una prospettiva costruttiva, che riesca ad armonizzare la situazione di bandi e progetti a scadenza, con la necessità di creare un lavoro che sia costruttivo e che metta su mattone, dopo mattone, e questo vale nel discorso di consolidare le reti locali”.
I video integrali degli interventi degli esperti sono disponibili sul canale YouTube di S.nodi.
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